mercoledì 14 maggio 2008

GERD severa e intervento chirurgico

Ricercatori americani hanno confermato che nei casi di malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) severa, la chirurgia antireflusso può apportare miglioramenti a lungo termine e risolvere i sintomi.Nel breve termine, infatti, la chirurgia antireflusso è in grado di fornire un eccellente controllo dei sintomi dall'85 al 95% dei pazienti.Tuttavia, i risultati da due recenti studi a lungo termine avevano dimostrato che gli ottimi risultati ottenuti inizialmente sul controllo dei sintomi inizialmente, tendevano ad affievolirsi con il passare del tempo.
Tra il 1993 e il 1999, 441 pazienti con GERD sono stati sottoposti a intervento chirurgico di reflusso per la prima volta presso l'Oelschlager's center della University of Washington di Seattle.
Nel 2004, i ricercatori hanno contattato 288 pazienti (65%) per il follow up, per seguire il miglioramento dei sintomi.Con la chirurgia antireflusso, il bruciore di stomaco (pirosi), presente in praticamente tutti i pazienti, era migliorata nel 90% dei casi, mentre si era risolta nel 67%.Il rigurgito, altro sintomo tra i più comuni del reflusso, era migliorato nel 92% dei casi e si era risolto nel 70%.La difficoltà a deglutire (disfagia) era migliorata o si era risolta nella maggior parte dei pazienti.
È stato notato un miglioramento in altri sintomi come tosse e bruciore di gola nel 69% dei pazienti.
La risoluzione dei sintomi a lungo termine è stata osservata con effetti più duraturi nei pazienti più giovani, di genere maschile, che non avevano dimostrato difficoltà di deglutizione

Reflusso e cura dei denti

Chi soffre di reflusso è più esposto a problemi che riguardano la salute dei denti. Il rischio maggiore è rappresentato dall’erosione dentale. Lo ipotizza uno studio recente condotto dall’Università di Milano e coordinato dal dottor Fabio Pace.
Ricerche precedenti avevano indicato che i pazienti che soffrivano di malattia da reflusso gastroesofageo erano più esposti all’erosione dei denti rispetto agli altri. Probabilmente, secondo i ricercatori, per effetto del rigurgito acido proveniente dallo stomaco. Tuttavia, prima dell’approfondimento dell’Università di Milano, non era ancora del tutto nota l’entità del problema.
I ricercatori hanno esaminato i risultati di 17 studi che valutavano la prevalenza di erosione dentale in più di 600 pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo e viceversa.
Complessivamente, il 24% dei pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo aveva avuto evidenza dell’erosione dentale e il 33% dei pazienti con problemi di erosione dentale aveva sintomi di malattia da reflusso gastroesofageo.
Secondo la stima dei ricercatori, si tratta di percentuali superiori rispetto a quelle rilevate nella popolazione generale.
Inoltre, è stato osservato che l’estensione dell’esposizione all’acido proveniente dallo stomaco, nell’esofago e in bocca, è direttamente correlata alla severità dell’erosione dentale.
Questa revisione sistematica dimostrerebbe dunque una forte associazione tra la malattia da reflusso gastroesofageo ed erosione dentale
I ricercatori raccomandano, pertanto, l’esame della cavità orale come operazione di routine nei pazienti che soffrono di malattia da reflusso gastroesofageo.

Quando il reflusso ci tiene svegli

Il cosiddetto bruciore di stomaco è uno dei sintomi più comuni del reflusso gastroesofageo.
E' un disturbo molto fastidioso a qualsiasi ora del giorno. Di notte lo diventa anche di più perché al dolore si aggiunge la frustrazione causata dal non riuscire a riposare correttamente.
La posizione supina (sdraiati sulla schiena) favorisce infatti la risalita dell'acido nell'esofago. Inoltre, durante il sonno, produciamo meno saliva (che ha proprietà di antiacido).
Ecco qualche buona regola per prevenire il reflusso notturno:
dormire con la testa e il torace sollevati rispetto all'asse orizzontale del corpo
non andare a dormire prima che siano trascorse almeno quattro ore dall'ultimo pasto
evitare pasti troppo elaborati
Dormire con due cuscini sotto la testa può sembrare la soluzione più facile per rimanere con la testa e il torace sollevati, ma non è così.
Durante la notte, infatti, i cuscini difficilmente resteranno nella stessa posizione in cui li abbiamo messi e si rischia di ritrovarsi in una posizione anche più dannosa di quella che si ha con un solo cuscino. La soluzione migliore è sollevare il materasso usando dei cunei specifici o una rete regolabile

lunedì 5 maggio 2008

Rosanna Lambertucci ha intervistato il Prof. Stefano Tinozzi Gastroenterologo presso l’ Università di Pavia

1. Prof. Tinozzi che cos'è il reflusso gastroesofageo ?
Il reflusso è un disturbo molto diffuso. Recentemente è stato addirittura definito la "malattia del terzo
millennio". Negli ultimi decenni, il numero di persone che soffrono di reflusso è molto aumentato, anche
perché è cambiato il modo di mangiare e di vivere. È difficile calcolare con sicurezza quante persone soffrono
di reflusso. I sintomi possono, infatti, essere diversi. Ci sono persone che ne soffrono solo ogni tanto e
persone che ne soffrono quasi tutti i giorni. Ma, soprattutto, la maggior parte delle persone ne soffre senza
saperlo. O pensa di soffrire di un altro disturbo. In Italia il reflusso è molto comune. Colpisce circa una persona
su tre. In genere è un disturbo più comune nel mondo occidentale dove riguarda circa il 10-40% di tutta la
popolazione.
2. Che cos'è l'esofagite?
Si parla di esofagite quando il reflusso provoca in esofago delle lesioni, in genere erosioni e piccole ulcere,
che possono essere viste con l'endoscopio. Solo il 40% dei pazienti con MRGE presenta un'esofagite
all'endoscopia. Nel restante 60% dei pazienti con sintomi da MRGE l'endoscopia non mostrerà nessuna
lesione.
3. Perché solo alcuni pazienti con MRGE hanno esofagite ed altri no?
L'esofagite in genere si ha quando il reflusso in esofago è più intenso. La presenza dunque di esofagite è
indice di una malattia più severa. Nella maggioranza delle persone con MRGE il reflusso è in grado provocare
sintomi ma non lesioni.
4. Perché si ha reflusso in esofago?
Normalmente tra esofago e stomaco esiste una valvola funzionale, detta cardias, che impedisce il passaggio
del contenuto dello stomaco in esofago. Se questa valvola funziona male si determina il reflusso. Anche
condizioni che ostacolano lo svuotamento dello stomaco e dunque il ristagno in esso del suo contenuto,
possono, seppur più raramente, causare reflusso.
5. Perché la valvola posta tra stomaco ed esofago, il cardias, può non funzionare bene?
Le cause possono essere molteplici e in alcuni casi rimangono sconosciute. L'obesità, gravidanze ripetute,
attività che richiedono sforzi intensi come il sollevare pesi, alcuni farmaci possono far funzionare male il
cardias o favorire il reflusso aumentando eccessivamente la pressione
nell'addome.
6. Qual è il ruolo dell'ernia iatale nel causare reflusso?
L'ernia iatale può essere una delle cause di malfunzionamento del cardias. Sebbene la maggior parte dei
pazienti con MRGE ha una ernia itale, la maggior parte delle persone con ernia iatale non ha reflusso.
7. Quali sono i sintomi della MRGE?
I sintomi più frequenti sono il bruciore che sale dalla bocca dello stomaco dietro allo sterno (pirosi) spesso sino
alla gola, eruttazioni ripetute e rigurgito di cibo o acido in bocca. Tali sintomi in genere insorgono dopo un
pasto, soprattutto se abbondante, e possono essere favoriti dalla posizione supina o da sforzi intensi.
8. Quali sono i sintomi atipici di MRGE a carico di altri organi?
Ve ne sono numerosi e possono riguardare l'apparato respiratorio (tosse cronica, asma, raucedine, laringite
cronica), i denti (perdita dello smalto), l'orecchio (otalgia).
9. Come si fa diagnosi di MRGE?
Se il paziente presenta i sintomi tipici (pirosi e rigurgito) la diagnosi è semplice poiché tali sintomi sono molto
specifici e nel 100% dei casi sono causati dal reflusso gastroesofageo. In assenza di tali sintomi la diagnosi
può essere più difficile e richiedere l'uso di esami strumentali.
10. Quali sono le indagini utili a fare diagnosi di MRGE?
L'esame più preciso è sicuramente la pH-metria che permette di fare diagnosi nella maggior parte dei casi
misurando la quantità di acido che in 24 ore refluisce in esofago dallo stomaco. La manometria esofagea
permette di valutare la funzione del cardias ed il movimento dell'esofago e dunque di apprezzare l'alterazione
della valvola che sta alla base della malattia. L'Impedenziometria valuta i reflussi non acidi, la Bilimetria valuta
i reflussi alcalini.
Con la gastroscopia è possibile riconoscere la presenza dell'esofagite ed eventualmente di un'ernia iatale,
oltre che di alcune complicanze della malattia. Altri esami come la scintigrafia e la radiologia con bario sono
oggi entrati in secondo piano.
11. Quali sono le complicanze della MRGE?
Le complicanze più importanti sono il restringimento dell'esofago (stenosi) legato alla cicatrice che si forma
alla guarigione dell'esofagite ed il cosiddetto Esofago di Barrett.(Precancerosi)
12. Qual è la terapia medica della MRGE?
Esistono diversi farmaci che possono essere usati nella MRGE e che agiscono sui diversi fattori che
determinano la malattia. Gli antisecretori gastrici (inibitori di pompa protonica -PPI- e antagonisti dei recettori
H2) riducono la secrezione acida dello stomaco riducendo di conseguenza il reflusso e rendendolo innocuo. I
procinetici (metoclopramide, domperidone, levosulpiride) aumentano il tono della valvola cardiale e migliorano
lo svuotamento gastrico. Gli antiacidi (bicarbonato, idrossido di magnesio e alluminio, sucralfato) riducono
l'acidità dello stomaco e proteggono la mucosa dell'esofago. Allo stato attuale gli inibitori di pompa protonica
(PPI)sono i farmaci più efficaci e dunque i più usati.
13. Quanti pazienti possono guarire con la terapia medica?
Nessuno, però per noi Italiani 80/85% possono giungere a condurre una vita pressoché normale, per la scuola
Francese la percentuale si abbassa al 60/65% (perché sono più interventisti).
14. Per quanto tempo deve essere fatta la terapia?
Poiché la terapia non agisce sulla causa della malattia (il malfunzionamento della valvola cardiale), la quasi
totalità dei pazienti mostra una recidiva alla sospensione della terapia. Per tale motivo la terapia deve essere
fatta per periodi molto lunghi o perfino per tutta la vita. Le forme più lievi di malattia possono essere trattate
con cicli di terapia alternati a periodi senza farmaco o con assunzione del farmaco solo quando i sintomi
compaiono. Nelle forme più severe la terapia deve essere praticamente continua al più basso dosaggio di
farmaco che sia in grado di controllarla.
15. Qual è il ruolo dell'alimentazione nel trattamento della MRGE?
Alcuni alimenti possono favorire l'insorgenza della malattia facendo rilasciare il cardias o irritando l'esofago.
Cibi molto grassi (fritture, formaggi, creme e dolciumi), cibi speziati, alcol (soprattutto vino bianco e
superalcolici) dovrebbero essere evitati o comunque consumati con moderazione, soprattutto la sera prima di
andare a letto.
16. Qual è il ruolo della chirurgia?
I farmaci usati per la cura del reflusso sono efficaci nel 95% dei casi. Esistono però dei casi in cui non hanno
effetto e i sintomi rimangono nonostante la cura. In questi casi è necessario ricorrere all'intervento chirurgico.
L'operazione che si esegue di solito è chiamata fundoplicatio o plastica antireflusso. Questa operazione serve
a ricostruire la valvola tra esofago e stomaco. Ciò si ottiene "avvolgendo" il fondo gastrico intorno attorno alla
parte finale dell'esofago. L'operazione viene fatta in due modi: in modo tradizionale o in laparoscopia. La
laparoscopia è una tecnica meno "invasiva". L'operazione è efficace nella maggior parte dei casi. Nell'80% dei
casi i sintomi scompaiono. E il reflusso non torna per almeno 5-10 anni. Le complicazioni dell'intervento sono
rare. In genere sono dovute al ristagno di cibo nella valvola ricostruita. Fortunatamente questo si verifica molto
di rado. E quando succede è sufficiente dilatare con un endoscopio la parte di esofago dove si è accumulato il
cibo.
17. Esistono altre norme di vita da seguire?
In genere si consiglia di evitare pasti troppo abbondanti, di non distendersi subito dopo il pasto, di fare anzi
una piccola passeggiata per favorire lo svuotamento dello stomaco, di rialzare il capezzale del letto di alcuni
centimetri, di evitare di premersi eccessivamente nell'atto della defecazione ed in genere di evitare di sollevare
pesi, pancere ed abiti troppo stretti in vita.
18. Quali pazienti devono essere operati e quali trattati con terapia medica?
Ancora non sono ben chiare le indicazioni dell'una e dell'altra terapia ed in linea di massima la scelta è spesso
puramente soggettiva da parte del medico curante. In generale si può dire che, se il paziente giovane dunque
destinato ad assumere farmaci per lungo tempo, o se la dose giornaliera di tali farmaci è molto elevata, la
chirurgia può essere preferita perché più economica per la società.

La risposta a tale malattia sta nella domanda numero 13 e alla risposta secca e precisa da parte del prof.

giovedì 1 maggio 2008

LA TECNOLOGIA è IMPORTANTE.MA SE TI ALLONTANI DALLA STORIA PERSONALE DI UN PAZIENTE,NON SEI PIU' UN MEDICO

Anne dodge aveva perso il conto dei dottori che l'avevano visitata,almeno 30 negli ultimi 15 anni.

Da 10,anni,dopo i pasti,si sentiva come se ci fosse qualcuno che le afferrava lo stomaco da dentro e glielo torceva.

La nausea e il dolore erano cosi intensi che le capitava anche di vomitare.

Il medico di famiglia l'aveva visitata e prescritto degli antiacidi,ma i sintomi persistevano.

Anne perse l'appetito e per mangiare doveva costringersi,poi si sentiva male e finiva in bagno a rigurgitare tutto.

Il medico di famiglia cominciò allora a farsi un'idea di quale potesse essere il problema,ma per esserne sicuro la mandò da uno specialista in psichiatria.

Ed ecco la diagnosi:anoressia nervosa con bulimia.

Nel corso degli anni,aveva cambiato diversi medici ed era stata visitata da parecchi specialisti:endocrinologi,ortopedici,ematologi,infettivologi,e naturalmente psichiatri e psicologi.

Ma la sua salute continuava a peggiorare.

Il numero dei globuli rossi e delle piastrine era sceso a livelli veramente preoccupanti.

La biopsia effettuata su un campione di midollo osseo mostrava che le cellule in fase di sviluppo erano in numero esiguo.

I due ematologi che avevano consultato attribuirono la carenza di globuli rossi alle sue deficienze alimentari.Anne soffriva inoltre di una grave osteoporosi.

Un endocrinologo le disse che aveva le ossa di un ottantenne,e questo a causa della carenza di vitamina d e di calcio.

Un ortopedico le diagnosticò la microfrattura del metatarso del piede.Ci furono segnali allarmanti anche da parte del sistema immunitario,aveva contratto una serie di infezioni,tra cui la meningite.

Per ristabilire un buon equilibrio il medico le aveva ordinato di consumare 3 mila calorie al giorno,soprattutto sotto forma di carboidrati facilmente digeribili,come la pasta o i cereali.

Ma più mangiava ,peggio si sentiva,ultimamente soffriva anche di crampi intestinali e diarrea.

Il dottore le disse che aveva sviluppato la sindrome dell'intestino irritabile,una malattia associata allo stress,era arrivata a pesare 37 chili.

Anche quando lei giurava di assumere le famose 3 mila calorie,ilmedico e il suo psichiatra ritenevano la perdita di peso un chiaro segno del fattore che Anne mentiva.

Dopo molti anni;un giorno Anne si fece visitare da un'altro medico,il dottor MYRON FALCHUK,un gastroenterologo.

Falchuk si era gia procurato la sua cartella clinica e aveva parlato con il medico di base,e aveva colto nel tono del collega il messaggio implicito che a lui toccasse semplicemente visitare l' addome di Anne e confermare la diagnosi e terapia.

E invece questo fu proprio ciò che non fece.Al contrario, cominciò,a farle domande,ascoltarla e osservarla,e infine a considerare il suo caso in maniera differente.Così facendo le salvo la vita.Per 15 anni,infatti,un aspetto chiave della sua malattia era stato trascurato da tutti.

Il dottor Falchuk fece accomodare Anne nel suo studio prendendola sotto braccio e scortandola con dolcezza fino alla sedia.

Anne guardò la pila di fascicoli alta più o meno 15 cm sulla scrivania del medico.

Ero lo stesso dossier che aveva visto dal suo endocrinologo,ematologo,psichiatra e dal dietologo.

Poi il dottor Falchuk spinse via la pila di fascicoli per liberare la scrivania;per prima cosa mi racconti perchè è venuta qui oggi.

Anne si sentì confusa,significava che Falchuk non aveva parlato con il suo medico di base e non aveva letto il dossier?

Soffro di bulimia e di anoressia nervosa disse in tono sommesso,e ora ho contratto la sindrome dell'intestino irritabile.

Vorrei che fosse lei stessa a raccontarmi la sua storia con parole sue.

Così Anne cominciò dall'inizio alla fine.

Poi il dottor Falchuk la accompagnò lungo il corridoio verso la sala visite.

Questa volta però fu tutto diverso.

Il dottor Falchuk le osservò con attenzione la pelle e poi le ispezionò le linee della mano.

Anne era perplessa, ma non gliene chiese il motivo.E non gli chiese neanche come mai avesse passato tutto quel tempo a guardarle la bocca con una lampadina tascabile.

Il dottor Falchuk le propose di fare della nuove analisi del sangue e un'endoscopia.

Anne non ne poteva più di visite ed esami e cominciò a chiedersi se non fosse un altro esame inutile fatto tanto per farloo,peggio ancora,per spillarle altri soldi.

Stava per rifiutare,ma poi Falchuk le ripetè che il suo malessere poteva davvero avere tutt'altre cause,visto che nel corso di tutti questi anni i miglioramenti sono stati davvere scarsi.

Quando incontrai per la prima volta Anne dodge,un mese dopo quel primo appuntamento con il dottor falchuk,mi disse che per lei quello era stato il più bel regalo di natale di sempre.

Aveva preso quasi 5 chili

La nausea intensa,i conati di vomito,i crampi allo stomaco e la diarrea che avevano accompagnato ormai colazione,pranzo e cena,erano ormai solo un ricordo.

Le analisi del sangue e l'endoscopia avevano dimostato che soffriva di (celiachia) una malattia autoimmune,una sorta di allergia al glutine una delle componenti essenziali del grano e dei cereali.

Falchuk si era subito reso conto di quali emozioni avrebbero potuto impedire ad Anne di raccontare la propria storia;e l'aveva messa a suo agio partecipando emotivamente al racconto.

Inoltre,aveva aggirato l'ansia e la reticenza facendole capire che la stava ascoltando con attenzione e che voleva saperne di più.

Anne mi aveva raccontato di ingerire 3 mila calorie al giorno,e io mi ero chiesto:devo crederle? E se si,come mai non ha ripreso peso?

Anche se era una semplice possibilità andava comunque portata fino alle sue conseguenze logiche.

Tutti le avevano attribuito una qualche nevrosi.Eppure avevo come la sensazione che il quadro non fosse convincente.

Falchuk quasi si alzò in piedi mentre mi mostava l'endoscopia del colon spastico di Anne.

Ero elettrizzato dalla scoperta,mi disse.

Stava sperimantando il sottile piacere che provocano gli investigatori quando vengono a capo di un giallo:l'orgoglio legittimo di chi ha scoperto il colpevole.

Ma,oltre la soddisfazione e il piacere intellettuale,in lui c'era anche la gioia di aver salvato una vita.

(Tratto da una storia vera)